Perdipiave

Hemingway, un ragazzo del Basso Piave

Appunti letterari di Francesco Maino

Hemingway, un ragazzo del Basso Piave

Lug. 23rd | Posted by 5 comments

Sia nella prima che nella seconda edizione di Perdipiave, siamo passati per Fossalta di Piave “sulle tracce di Ernest Hemingway”.

Ernest Hemingway
(photo Wikipedia)

Il celebre scrittore americano, nato a Oak Park nel 1899, amava ricordare ai suoi amici che spesso lo invitavano in vari posti d’Italia: “Sono un vecchio fanatico del Veneto”, ed è noto il suo legame con le terre comprese tra la laguna di Venezia, il Piave e le montagne di Cortina.
In particolare, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale il giovane Hemingway si arruolò come volontario con il Corpo di spedizione americano del generale Pershing per essere inviato sul teatro italiano ma, a causa di un difetto alla vista, gli venne assegnato l’incarico di autista di autoambulanze per la Croce Rossa Americana. Dopo un primo periodo relativamente tranquillo a Milano e poi a Vicenza, lo scrittore,  desideroso di vedere la guerra da vicino, chiese di essere trasferito e fu inviato come assistente di trincea sul fronte del Piave, a Fossalta.

“Era un vecchio fiume in gamba”, disse il colonnello. “Su in cima aveva un mucchio d’acqua, allora, prima di tutti questi impianti idroelettrici. E dove era basso c’erano canali molto profondi e insidiosi tra i ciottoli e i sassi. C’era un posto che si chiamava le Grave di Papadopoli che era veramente pericoloso”. 

Ora, in viaggio verso Venezia, rigidamente controllata e indifferente al gran desiderio di arrivare del colonnello, la grossa Buick lasciò le ultime case di San Donà e risalì verso il ponte sul Piave.

La macchina attraversò l’allegra città di San Donà di Piave. Era ricostruita di fresco, ma non era più brutta di una cittadina medio-occidentale ed era fiorente e gaia quanto Fossalta, su a monte del fiume…

Chissà se Fossalta si è ripresa dalla prima guerra? Non l’ho mai vista prima che fosse buttata giù, pensò. L’avevano bombardata molto duramente nel Diciotto, prima della grande offensiva del quindici giugno. Poi l’abbiamo bombardata molto duramente noi prima di riprenderla.

Qualche settimana prima era passato da Fossalta e si era spinto sulla strada avallata per trovare il punto dov’era stato ferito, sulla sponda del fiume. Era facile da trovare per via della curva del fiume…. In quel tratto il fiume era lento e di un azzurro fangoso, con le canne lungo le sponde…

Questi sono alcuni estratti da “Across the river and into the trees”, edito da Scribner’s New York nel 1950, pubblicato in Italia nel ’65 da Alberto Mondadori Editore con il titolo “Di là dal fiume e tra gli alberi” nella splendida traduzione di Fernanda Pivano, una delle maggiori esperte della beat generation americana nonché amica personale di Hemingway.
Il romanzo scritto dal futuro Premio Nobel per la letteratura (per “Il vecchio e il mare” – orig. The Old Man and the Sea), a dieci anni dal fortunatissimo “Per chi suona la campana” (orig. For Whom the Bell tolls), fu accolto malissimo dalla critica e successivamente tuttavia rivalutato. Si dice debba essere il romanzo più crepuscolare di Hemingway, per l’asciuttezza dei dialoghi e la nudità linguistica e per la mancanza di un’azione.

Il protagonista del romanzo, il colonnello Richard Cantwell (della Fanteria dell’esercito americano stanziato a Trieste), decide di compiere un pellegrinaggio sul teatro della Prima Guerra Mondiale, in località Fossalta di Piave (Venezia).
Viene accompagnato dal suo soldato/autista (Jackson) a bordo di una meravigliosa Buick sbarcata a Genova. Giunto a Fossalta e riconosciuto il luogo del ferimento, si compie il gesto propiziatorio: con un “vecchio coltello a serramanico Solingen” il colonnello scava “un buco nella terra umida”, ci fa i suoi bisogni, e vi “inserisce un biglietto da diecimila lire”.

“Ora va bene, pensò. Merda, denaro e sangue; guarda come cresce l’erba e nella terra c’è il ferro, con la gamba di Gino, le due gambe di Randolfo, e il mio ginocchio destro. E’ un monumento magnifico. C’è dentro tutto. Fertilità, denaro, sangue e ferro”.

Il giovane Hemingway in uniforme nel 1918
(photo Wikipedia)

Altro capolavoro indimenticabile in cui il Basso Piave è citato è “A farewell to arms” del 1929 (traduzione in italiano “Addio alle Armi” edito da Mondadori nel 1945 con traduzione di Fernanda Pivano).

Di seguito riportiamo alcuni passaggi dell’episodio autobiografico del ferimento di Hemingway, nel corso della Prima Guerra Mondiale, successivamente richiamato nel già citato “Di là dal fiume e tra gli alberi”, in località Fossalta di Piave. Una piccola nota a margine: la citata “fornace”, nei pressi di Monastier, era uno degli avamposti italiani.

“Il fiume era basso e c’erano tratti asciutti e sassosi con un rigagnolo d’acqua e a volte l’acqua si allargava splendente nel greto sassoso… “
“Riuscii a vedere i boschi, laggiù, col sole sopra, la linea del fiume che separa i due eserciti…”
“Il sole stava tramontando e guardando su lungo la riva mentre si andava avanti vidi sulle colline dell’altra riva i palloni osservatori austriaci scuri contro il tramonto. Sistemammo le macchine dietro una grossa fornace di mattoni.”
“Fuori attraversammo di corsa la fornace. Una granata esplose vicino alla riva del fiume.”
“Mi sentivo le gambe calde e bagnate e le scarpe erano bagnate e calde dentro. Sapevo che ero ferito e mi sporsi in avanti e appoggiai la mano sul ginocchio. Il ginocchio non c’era più. La mano entrò nel ginocchio e il ginocchio era giù sulla tibia. Mi asciugai la mano sulla camicia e un’altra luce fluttuante scese molto lentamente e mi guardai la gamba ed ebbi una gran paura.”
– L’aiutante alzando lo sguardo dalla bassa di passaggio: – Che cosa ha provocato le ferite?
– Il capitano medico: – Che cosa vi ha colpito?
– Io, con gli occhi chiusi: – Una bombarda.
– Il capitano, facendo qualcosa che faceva un male acuto e lacerava il tessuto: – Siete certo?
– Io, cercando di stare fermo e sentendomi ballare lo stomaco quando la carne veniva tagliata: – Credo.
– Il capitano medico (interessato in qualcosa che stava trovando): – Schegge di bombarda nemica. Ora se volete farò la sonda per prenderne qualcuna, ma non è necessario. Spennellerò ogni cosa e … vi farà male? Bene, non è niente a confronto a come sarà poi. Il dolore non è ancora cominciato. Portategli un bicchiere di cognac. Il colpo smorza il dolore; ma va tutto bene, non c’è da preoccuparsi se non fa infezione e ora capita di rado…

E quando il 2 luglio 1961 Hemingway decise di porre fine alla propria vita, sparandosi un colpo di fucile nella sua casa a Kethcum nell’Idaho, tornarono tristemente alla ribalta le parole di una lettera che scrisse ai genitori dal fronte italiano nell’ottobre del 1918:

“Morire è una cosa molto semplice. Ho guardato la morte e lo so davvero. Se avessi dovuto morire sarebbe stato molto facile. Proprio la cosa più facile che abbia mai fatto… E come è meglio morire nel periodo felice della giovinezza non ancora disillusa, andarsene in un bagliore di luce, che avere il corpo consunto e vecchio e le illusioni disperse.”

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5 comments Commenta

  1. Mauro

    Anche se non parlano direttamente del Veneto, consiglierei anche i racconti di Hemingway in cui emergono molte tematiche legate alla natura e al rapporto con l’uomo. Complimenti per il vostro progetto, davvero interessante!


  2. Carla

    Ciao ragazzi,
    ci sono molti locali, ristoranti, locande, bar, che approfittano del passaggio di Hemingway in Veneto per darsi un tono.
    Ma voi, sapreste indicarmi con precisione quali sono quelli in cui realmente è stato?


  3. Perdipiave

    Ciao Carla, sicuramente Hemingway ha frequentato, anche per la sua passione per la caccia, le valli di Caorle. In particolare spesso passava alla locanda da Nico a San Gaetano.
    E’ famoso anche il suo amore per Venezia dove frequentava l’Harry’s Bar. Sempre in laguna è stato ospite al Cipriani nell’isola di Torcello.
    Per quanto riguarda i suoi soggiorni a Cortina chiediamo aiuto anche ai nostri lettori di quelle zone per dirci quali locali frequentava.


  4. comandante Thomas

    Anche io sono un grande fan di Ernest Hemingway, pur non avendo mai letto “Di là dal fiume e tra gli alberi” (anche se ce l’ho a casa!), sarà una buona occasione per leggerlo. Tanti auguri per il vostro fantastico viaggio e un grande in bocca al lupo. Saluti in particolare al mio “guru e ispiratore” Francesco Maino, e ricordati quando passi in territorio di Croce di Piave, che io abito qui, fai un pensiero anche a me.


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  1. Il passo di Papa Hem - 28 ottobre 2013

    […] Americana e che da quel giorno rimase per sempre legato a queste terre, tanto da definirsi “un ragazzo del Basso Piave“.Prima di attraversare nuovamente il fiume, facciamo uno dei tanti incontri […]

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