I folletti del vin Raboso
Sara, una dolce e spensierata bambina, abitava con la famiglia sulle grave di Papadopoli. I genitori erano dei poveri e onesti contadini.
Quella estate fu particolarmente calda e una brutta grandinata rovinò il raccolto inficiando il lavoro di mesi.
In quelle zone abitavano anche i piccoli e simpatici folletti del Piave: giocavano e scherzavano saltellando tra gli alberi e le rocce. Alzavano sorridenti le gonne alle signore, s’intrufolavano dentro le case passando per le serrature.
La piccola Sara giocava spesso con loro e i folletti la dispensavano sempre di sorrisi attraverso le loro burle e i giochi spensierati.
I folletti erano sì burloni, ma aiutavano le donne a lavare e asciugare i panni e, nonostante si burlassero degli abitanti delle grave, erano sempre pronti ad aiutare chi si trovasse in difficoltà.
Il padre di Sara, in preda alla disperazione, decise di mollare tutto sconfortato dall’esito della siccità e degli eventi funesti. Sara non sorrideva più con i folletti.
Un bel giorno i piccoli abitanti della Piave fecero dono alla piccola amica di una verdissima piantina di vite.
Il padre di Sara la piantò davanti a casa. In poco tempo i vitigni crebbero e si moltiplicarono producendo dell’uva piena di succo. Da questo frutto nasceva un vino scuro, forte, resistente ai parassiti e alle malattie.
Il padre di Sara volle condividere il prezioso dono con tutti gli abitanti della zona. Fu così che, in breve tempo, si diffuse in tutto il medio e basso corso del fiume il nuovo nettare: il Raboso del Piave.
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