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Lagole, la culla della civiltà del Cadore

Da Pieve di Cadore a Sappada

Lagole, la culla della civiltà del Cadore

Ago. 8th | Posted by 0 comments
Lagole, la culla della civiltà del Cadore

Lasciato il centro di Pieve, arriviamo nel territorio di Calalzo dove l’amico Giuliano Vantaggi ci porta a visitare una spettacolare oasi archeologica e naturalistica: Lagole.
Questo luogo, compreso tra il lago artificiale del Cadore e la ferrovia che porta a Calalzo, è ricco di storia e mitologia perchè le antiche popolazioni venete, i paleoveneti, ne avevano fatto uno dei loro centri più importanti, anche per la presenza di acque solforose e salutari, nonché per il culto delle divinità legate alla fertilità come Icatei e Reitia.
In uno dei nostri post precedenti al viaggio abbiamo fatto riferimento al mito di Lagole, ma viverlo in questo caldo pomeriggio di agosto è tutta un’altra cosa.

Attraversiamo un sentiero in mezzo al bosco, tra un lago per la pesca sportiva e il grande invaso artificiale, e dopo pochi metri in un silenzio ricco di magia sbuchiamo al “Laghetto delle Tose”, un angolo di paradiso tra piante, ruscelli d’acqua di risorgiva e cascatelle che invitano a tuffarsi. E’ come una grande vasca termale, con le acque solforose che venivano utilizzate come cura sia dagli antichi veneti che successivamente in età medievale.
Oggi è meta di turisti in cerca di pace e relax, fortunatamente in un’atmosfera tranquilla e non invasa dal caos.

A Lagole facciamo anche la conoscenza del giovane sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, che oltre a parlarci della situazione turistica della zona, ci aiuta a ricordare la leggenda delle Anguane, le bellissime ninfe dai piedi di capra che, in preda alla gelosia per le ragazze della zona e in particolare per la splendida Bianca, approfittarono di una sera in cui gli uomini erano a caccia per uccidere tutte le donne recatesi al laghetto per il bagno e per incendiare il villaggio. Quando gli uomini accortisi delle fiamme rientrarono di corsa in paese, scoprirono la tragedia e decisero di portare la povera Bianca verso le montagne delle Marmarole. Il dio di Lagole, impietosito da tanta barbarie, compì un primo prodigio: dalle gocce di sangue che cadevano a terra fece nascere fiorellini rosa e profumati. Una volta arrivati alla Cima della Croda Bianca, il Dio compì un secondo prodigio: presso la tomba di Bianca tramutò in pietra tutti gli uomini perché nessuno potesse più disturbare il sonno di Bianca. Le Anguane si ritirarono nelle loro grotte, ma non scamparono alla punizione del dio di Lagole che tramutò le sue acque da benefiche a venefiche e così uccise le perfide donne.

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