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Una visita a casa Parise

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Una visita a casa Parise

Una visita a casa Parise

Giunti a Ponte di Piave facciamo visita alla casa dello scrittore veneto Goffredo Parise, al quale abbiamo dedicato un post di approfondimento qualche giorno fa.
In questa occasione, invece, vi proponiamo un paio di “perle” che lo riguardano: alla consegna della Laurea ad honorem conferitagli dall’Università di Padova poco prima della sua morte nel 1986, Parise nel suo discorso di ringraziamento dice:

«Di questo rilievo e di questa laurea sono grato al Rettore, alla Facoltà, ai docenti… Tuttavia è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Il merito, non di Cesare ma di Dio o del destino, va dato soprattutto all’esistenza dell’immaginazione, cioè alla libertà e allo spazio d’immaginazione che per la mia generazione è nato nel 1945 alla fine della seconda guerra mondiale e durato nel mondo circa vent’anni. Poi una rivoluzione, qualche cosa di tellurico per l’immaginazione è salito in superficie, qualche cosa di paragonabile soltanto alla rivoluzione agricola è accaduto nel mondo e la libertà di immaginazione, ciò che fa sognare e poetare l’uomo da vari millenni, si è trovato stretto nelle spire del programmatico, tutt’al più del noto e dell’antico: oggi così siamo indotti allo studio delle testimonianze dell’immaginazione, come in questa università umanistica, o a frugare tra i suoi antichi tessuti alla ricerca di sistemi combinatori che diano l’illusione della libertà…
Mi pareva che la poesia dovesse assumersi la prosa e viceversa. Mi pareva che il realismo, il naturalismo della letteratura italiana e non italiana dovessero aprirsi e scomporsi al di là delle regole tradizionali e scolastiche così come la canzonetta italiana si era aperta al
boogie…»

Mentre alla pubblicazione della prima serie di Sillabari arriva puntuale una lettera di Italo Calvino:

Torino 9 maggio 1973

Caro Parise,
tenevo lì il tuo Sillabario, e ogni tanto ne leggevo un pezzo, e ora che l’ho letto tutto tengo a scriverti che questa tua poetica, questa tua precisione nel rendere facce, cibi, giornate, funziona molto bene. Finché leggevo la tue dichiarazioni nei colonnini del Corriere potevo dire: ma sì, le solite cose che ogni tanto si dicono per cercare di scrollarsi di dosso l’intellettualismo di cui non possiamo liberarci, rimpiangendo un modo di raccontare che tanto ormai non riesce più a nessuno, perché è finito con i russi dell’Ottocento. Invece in pratica sei riuscito a fare qualcosa di diverso da come si faceva ieri e da come si fa oggi, proprio nel modo di costruire il racconto, di mettere a fuoco il vissuto attraverso alcuni particolari e non altri, e a dare un taglio alla prosa che è molto tuo e serve molto bene a quello che vuoi dire, insomma uno stile. E anche quel tanto di partito preso che ci metti nell’applicare questa tua poetica, è proprio il segno del fatto che scrivi oggi, che “esegui un’operazione letteraria” (protesta pure) e il senso di quello che fai è proprio lì. Come esempio di racconto che mi piace (non tutti mi piacciono ugualmente) citerò AMICIZIA e in genere quelli del tipo più indiretto e con movimenti nel tempo.
Tanti cari saluti
Tuo
Calvino

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Ago. 3rd | Posted by 0 comments

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